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Dicembre 19, 2021Con le Sentenze nn. 17 e 18 del 9/11/2021 il Supremo Giudice Amministrativo si è pronunciato cassando in modo definitivo le proroghe attuate dal legislatore al 2033, riducendone i termini al 31/12/2023.
Tale arco temporale è stato lasciato per consentire al legislatore nazionale di attuare una riforma del settore e prevedere sistemi ad evidenza pubblica per la scelta dei prossimi concessionari a cui affidare i beni del demanio marittimo, il tutto in un’ottica di adeguamento della normativa nazionale ai principi eurocomunitari.
La data di fine 2023, è stata stabilita, spiegano i giudici amministrativi, «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere». La decisione fa seguito alle udienze del 20 ottobre. «Dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza», precisa il Consiglio di Stato.
Superata quella data, anche se non dovesse esserci una nuova disciplina legislativa, le concessioni cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga che andrebbe considerata nulla perché non in linea con le regole europee. In pratica, con le sentenze 17 e 18 /2021, l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, rimarcando «l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale», ha affermato che la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Unione Europea (la cosiddetta direttiva Bolkestein), perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo. Secondo il Consiglio di Stato – si legge in un comunicato – il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita».
I concessionari attuali potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. Per consentire alla pubblica amministrazione di «intraprendere sin d’ora le operazioni funzionali all’indizione di procedure di gara», per «consentire a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l’ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali», nonché per evitare
l’impatto sociale ed economico della decisione, le attuali concessioni potranno continuare fino al 31 dicembre 2023.
Dal giorno successivo, «tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia o meno un soggetto subentrante nella concessione»